A volte devi portarti dentro la bocca del mostro, per toglierti dalla bocca il bisogno di chiamarlo così.
Ed è in quel momento che smetti di reclamare armate e armature.
Che tagli le spine e lasci che le grida cadano in un sonno profondo.
E crei attorno a te un’atmosfera di calore e curiosità che, nel diverso, scopre l’unico e l’antico.
Spunta, dalle ombre, il sublime.
Emerge, dal maledetto, il sacro.
Ricevi, dallo spettrale, una nuova visione.
Sviluppi, dallo stra-ordinario, la conoscenza.
Indugia, ora, lo sguardo ed è gentile…
Perché sa scorgere la bellezza nella bruttezza.
Smette di odiare quello che non conosce e fa fatica a capire.
Si apre al mistero e si fruga a fondo
E riporta alla luce mille sfumature nascoste.
I giudizi si sbriciolano sotto gli stivali.
Le parole di ferocia si sciolgono sulle labbra.
La tenerezza prende il posto della rivolta.
L’accettazione ammorbidisce la stretta della ripugnanza.
Inizi ad avvolgere tutto nel tuo abbraccio
E navighi in quegli scorci di tempesta fino a quando le acque non si placano, fino a quando non tocchi l’estasi dell’ascolto.
No, non fa più paura…
E, anzi, quella paura svanisce, come fosse un brutto sogno.
No, non è più un mostro…
O forse non lo è mai stato
E allora si sveglia la voglia di mettertici a ballare.
© Chandani Alesiani ~ Il Tempio della Sibilla
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