Facilmente si crede che la ritualità debba tradursi in qualcosa di pomposo, straordinario, da declamare a gran voce e abbellire con effetti speciali e particolari oggetti di scena.
Ma la verità è che non esiste niente di più semplice e umano, di più intimo e silente.
La ritualità è parte integrante del quotidiano, è ciò che ne nutre e arricchisce la trama, ciò che ne trasmette la consistenza e la profondità, che gli restituisce il suo significato e una traccia nello scorrere del tempo.
È aprire una breccia nell’invisibile, a partire dal visibile.
Muoverti con quello che senti.
Prenderti cura.
Stringere un patto con l’intuizione.
Nutrire il piacere.
Accordare il respiro.
Scegliere l’ascolto.
Metterti in viaggio senza spostarti.
È creare un contatto fisico con il sacro.
Scivolare e insinuarti sempre più dentro.
Raccogliere i punti di sospensione, le parole nei silenzi, i desideri che si stagliano sullo sfondo.
Cambiare le percezioni o sottolinearle.
È erotico e sensuale contatto con te stessa/o, con la vita.
Abitare la bellezza.
Rispolverare lo stupore.
Appoggiare i piedi su un terreno che rallenta con te e ti insegna ad esserci.
La ritualità non è quello che fai ma il modo, l’intento, la ragione dietro il tuo fare. La ritualità è COME fai quello che fai.
Per te che senso ha la ritualità?
E quali sono quei piccoli gesti che hanno subito l’effetto di creare una dimensione del sacro nel tuo quotidiano?
Chandani Alesiani
Photo Credit: Giui