C’è un silenzio che assorbi in autunno, un silenzio dalle curve morbide e ricche, che ti lascia ventre contro ventre con la Terra, che bacia la tua confusione e si scioglie in spirali interminabili che ti portano sempre più dentro, sempre più a fondo.
Ti fermi a guardare gli spazi da riempire e quelli da svuotare.
Ti prepari ad un cambiamento che coinvolge relazioni e priorità, sogni e progetti.
Ti accorgi di un equilibrio che manca, di un desiderio che sta per nascere, di un sentire che muove i suoi primi passi, tra il vecchio e il nuovo, svoltando in direzioni impreviste.
Attraversi le nebbie, resti ad ascoltare la forza selvatica del vento, ti innamori delle foglie che cadono e ti immergi nella passione per le loro sfumature.
Danzi al ritmo della tempesta che si scatena e aspetti di respirare l’odore di erba bagnata.
Ti cerchi in un labirinto di specchi, in un piacere che si fa più intimo, in una ritualità che ti mantiene in ascolto ma che ti invita a camminare a piedi nel cuore del bosco, dove si fa più fitto, dove si fa più scuro, dove diventa soglia e passaggio.
Cosa c’è di più sacro di questa introspezione?
Cosa c’è di più sensuale di questa lentezza?
Cosa c’è di più prezioso di questo ascolto?
Cosa c’è di più avvolgente di questo calore?
Cosa c’è di più importante di questo fuoco da custodire e mantenere acceso?Cosa c’è di più potente di questa ancestrale saggezza che, serpentina, emerge dalla Terra?
Chandani Alesiani
Photo Credit: Giui