“The Dancing Snake” è stato più di un retreat.
Forse un bivio che la vita aveva tenuto nascosto, certamente un evento-simbolo per aiutare a capire quello che le parole non riescono a spiegare. Adoro le simbologie, e da sportivo consumato il parallelo con la mia “vecchia vita” è stato immediato. Quando si prova uno sport nuovo o si comincia a fare movimento dopo tanta inattività, ci si accorge che ci sono parti del corpo che quasi non sapevamo che ci fossero.
Il corpo ci indica le parti che non muovevamo più, quelle più deboli e trascurate.
Chandani rappresenta il momento in cui ho deciso di cominciare a fare un nuovo movimento, che non riguarda il corpo fisico ma tutta l’altra parte di un ME che quasi avevo scordato esistesse. Il suo retreat ha significato avere la possibilità di vedere, sentire, quelle parti non fisiche che avevo cercato di nascondere, controllare.
Un fuoco che è entrato con forza, ed emozioni, urla di gioia, paura, dubbi, inutile vergogna, che sono usciti.
E poi lacrime, che ormai avevo quasi dimenticato. E poi anche sprazzi di assoluta verità, di mancanza di controllo, di voglia di trovare un nuovo equilibrio nel perderlo.
Ne rimane la consapevolezza che qualcosa è cambiato, che un nuovo percorso è iniziato. E che la vita non è solo un corpo con qualche pensiero che ci portiamo dietro. La vita è fuoco-acqua-carne-aria-emozioni-paure-desiderio-anima-fede-energia e tutte le altre cose che non conosciamo-non ricordiamo-nascondiamo-perdiamo.
Durante il suo retreat c’è stato un momento, che non credo potrò dimenticare, in cui ho capito che la vita, tutta la vita, bisogna alimentarla e “allenarla”, così che ci ricordi giorno per giorno quelle parti che non dobbiamo mai più mettere a tacere e nascondere. Sono grato a Chandani ed a me stesso, per aver potuto cominciare una nuova strada. Non importa dove si va, è solo bello sentire che è la strada giusta.
